Ora il Governo vari misure efficaci per la crescita

Il Consiglio provinciale della CNA si è riunito martedì 28 sera, a Treviso, per una disanima degli ultimi provvedimenti fiscali dei governi Berlusconi e Monti. A relazionare ad una platea molto numerosa è stato l’esperto fiscalista della CNA dott. Gianluigi Brun, il cui intervento è stato introdotto dal direttore provinciale Giuliano Rosolen, mentre le conclusioni sono state affidate al presidente provinciale Alessandro Conte. Al tavolo dei relatori era presente anche il presidente del confidi Canova Alfonso Lorenzetto.

La crisi di credibilità che ha investito l’Italia nei mesi scorsi – ha spiegato Brun – ha reso necessari provvedimenti d’urgenza, dettati dall’Unione Europea, per mettere in sicurezza i conti pubblici. Provvedimenti che, presi nel 2011 mentre l’anno prima la classe dirigente italiana ancora «ballava sul Titanic» non avendo colto la velocità con cui si stava sviluppando la crisi economica, dovevano essere varati «ancora prima di pensarli».

Le due manovre del governo Berlusconi di luglio e settembre non vennero giudicate sufficienti né dai mercati internazionali né dalle istituzioni europee.  Monti ha dovuto pertanto affondare il coltello nella finanza pubblica italiana agendo su due fronti: la riduzione della spesa e l’aumento delle entrate.

L’urgenza richiesta dalla gravità della situazione, ha imposto di non andare per il sottile, con tagli selettivi ed equi, ma di intervenire su macroaggregati, tra cui quello “facile” delle pensioni.  La spirale depressiva in cui è precipitato il Paese è dovuta alla crisi di liquidità, che riduce gli investimenti delle imprese, e all’aumento dell’imposizione fiscale, che blocca i consumi delle famiglie.

Da qui – ha continuato l’esperto – la necessità di mettere in campo delle misure per la crescita, il pacchetto di liberalizzazioni e semplificazioni e la riforma del mercato del lavoro su cui Parlamento e Governo stanno lavorando.

Le leve utilizzate dal Governo per aumentare le entrate sono l’incremento della pressione fiscale, con l’introduzione di nuove imposte (l’IMU su tutte, una vera e propria stangata per le attività produttive, ma anche l’imposta integrativa sui capitali “scudati” e quella sulle rendite finanziarie passata dal 12m5% al 20%) e l’aumento delle aliquote contributive per diverse categorie di contribuenti.

L’altra leva è il recupero dell’evasione fiscale, che passa attraverso provvedimenti come, tra gli altri, quello sulla tracciabilità dei pagamenti e, soprattutto, l’inasprimento delle verifiche fiscali basati, tra l’altro, sull’inversione dell’onere della prova (se c’è qualcosa che secondo il Fisco non va, è il contribuente che deve dimostrare che è a posto, non l’Amministrazione finanziaria).

Se nella fase del salvataggio del Paese (decreto Salva-Italia) le associazioni di categoria e le parti sociali hanno necessariamente assecondato l’azione del Governo, ora che si tratta di mettere in campo misure davvero efficaci per la crescita le rappresentanze dell’impresa e del lavoro dovranno far sentire alta la propria voce, per orientare gli interventi governativi.

Perché, se si vuole consolidare in modo strutturale i conti dello Stato, il Paese deve tornare a crescere. Un andamento depressivo dell’economia, infatti, riduce le entrate e dunque il gettito, aumentando il debito. I provvedimenti attualmente varati e allo studio sono giudicati insufficienti, anche dalla CNA.

Nei prossimi mesi, dunque, la CNA vigilerà attentamente sull’attività del Governo e continuerà ad avanzare le sue proposte, come sta già facendo nelle sedi competenti.


 

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