Tel. 0422.3155
Dal 1 febbraio, al via il Centro di Ascolto Caritas per imprenditori in crisi
Centro di Ascolto Caritas Progetto Penelope Telefono: 0422.545317 All'imprenditore risponde uno psicologo che accoglie la richiesta di aiuto e fissa un incontro con due operatori fiduciari. Tali operatori ascoltano la persona al fine di conoscere la sua situazione e delinearne un quadro il più possibile obiettivo. A seconda del tipo di problematica emersa si concorda l'intervento di un tecnico esperto che consenta di indirizzare l'imprenditore verso una soluzione.
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Nella Marca Trevigiana, negli ultimi sei mesi si sono tolti la vita in cinque. Piccoli imprenditori e professionisti a cui la crisi economica non ha lasciato scampo. Han visto, nel fallimento della propria attività, il fallimento della propria vita. Le difficoltà economiche del Paese perdureranno nel 2012, e l’orizzonte della ripresa si è ulteriormente allungato. Ma la vita individuale è un bene che vale più della durata di qualunque progetto economico, o anche affettivo (spesso è il mix tra queste due componenti che spinge a “farla finita”).
È con questa convinzione che la Caritas Tarvisina ha dato vita al Progetto Penelope, a cui ha aderito anche la CNA, che prevede dal 1° febbraio l’apertura di un Centro d’Ascolto dedicato a imprenditori in difficoltà per effetto della crisi. Nel Centro opereranno psicologi per il sostegno emotivo ma anche i consulenti delle Associazioni di categoria che, a titolo gratuito, aiuteranno l’imprenditore a trovare soluzioni concrete per uscire dall’impasse.
Oltre alla CNA, aderiscono alla nascita di questa rete istituzionale: Unindustria, Ascom, Confartigianato, Confesercenti, Coldiretti, Fondazione Banche di Credito cooperativo, Provincia di Treviso e Rotary Club Treviso.
«Anche quando tutto sembra perduto, non è detto che lo sia – afferma Mariarosa Battan, presidente del mandamento CNA di Treviso e referente per la CNA del Progetto Penelope -. Con la consulenza degli esperti delle associazioni di categoria si possono trovare soluzioni per salvare l’azienda, ad esempio tramite un'opportuna analisi di bilancio e prestiti garantiti dai confidi. Se invece l’attività non ha effettivamente futuro e va chiusa, l’imprenditore deve essere aiutato a operare un distacco dalla sua “creatura”, che non è mai facile, che ha dei costi emotivi altissimi, ma che non deve mai costare la vita».
Chiedere aiuto, quando si è in difficoltà, non è una vergogna, un’umiliazione, ma è invece un atto di intelligenza, di profonda onestà verso sé stessi, di amore per la vita per le persone a cui si vuole bene.
«Il fallimento non è una macchia che ci si porta avanti per sempre, è solo un episodio, per quanto doloroso, che si può addirittura trasformare in nuove opportunità – continua Battan -. Il nostro appello agli artigiani in difficoltà è che non si vergognino a chiedere aiuto».
«Nel 2009, un nostro imprenditore stava fallendo a causa di una commessa consistente che non gli veniva corrisposta da un committente irresponsabile. Dopo due mesi di insoluto la banca non era più disposta a sostenere il mancato pagamento – racconta Giuliano Rosolen, direttore della CNA provinciale -. Era disperato. La sua prospettiva era di mandare a casa i 13 dipendenti e vedere finire all’asta tutto il parco macchine in cui aveva investito. Si è rivolto a noi e abbiamo trovato una soluzione tramite il nostro confidi. Oggi la sua impresa è viva e vegeta, continua a lavorare e a dare lavoro».
È vero: per i veneti e i trevigiani, il lavoro è un elemento fondamentale, addirittura costitutivo della propria identità individuale e collettiva. E questa crisi impone necessariamente di rivedere paradigmi culturali radicati, ribaltare il modo di vedere la vita, e magari prendere le cose sempre con impegno ma, insieme, con maggior distacco. Una frase di Emil Cioran, filosofo, scrittore e saggista rumeno, morto nel 1995, aiuta a riflettere sul senso del fallimento:
Da questo si riconosce colui che ha disposizione per la ricerca interiore: dal fatto che porrà al di sopra di qualunque riuscita il fallimento, lo cercherà perfino, inconsciamente s'intende, perché il fallimento, sempre essenziale, ci svela a noi stessi, ci permette di vederci come ci vede Dio, mentre il successo ci allontana da quanto c'è di più intimo in noi e in tutto.